La fase esplorativa del Progetto Albanus, promosso dalla Federazione Hypogea, è iniziata il 31
agosto 2013. Il punto, un anno dopo.
La struttura esterna dell'incile si presentava nel 2013 sommersa di vegetazione spontanea. Un primo
intervento degli operatori del Parco, al quale ha fatto seguito la giornata di ripulitura straordinaria
da noi promossa in occasione della manifestazione "Puliamo il Mondo - Puliamo il Buio" ha
riportato l'incile in condizioni ottimali per dare il via alle esplorazioni.
La porzione ipogea del canale che si affaccia verso il lago (incile) si presentava completamente
allagato. Le prime esplorazioni subacquee si sono fermate a circa 36 metri, in corrispondenza
dell'abbassamento della volta fino all'acqua.
Si è tentato, a più riprese, di superare il punto con esplorazioni speleo subacquee, ma il riempimento
del condotto è risultato composto da poca acqua e uno strato di limo alto più di 2 metri. In questa
condizione lo speleosub non ha acqua sufficiente per potersi immergere “sorvolando” il limo che
non solo impedisce la visuale ma soprattutto rende la progressione piuttosto pericolosa
Lo studio si è dunque spostato sul Lato Mole di Castel Gandolfo.
L'accesso alla struttura è ormai
possibile solo da un piccolo passaggio lasciato libero quando fu costruito il muro di tamponatura
per impedire che uscissero odori sgradevoli derivanti dal riversamento nel canale emissario delle
acque del depuratore. Condizione in cui non è facile far entrare, oltre alle persone, anche tutte le
attrezzature necessarie.
Il primo tratto si presentava colmo di rifiuti, in gran parte pezzi di vetro di bottiglie lasciate chissà
quando a rinfrescare nell'acqua del condotto. E anche da materiali di risulta degli ultimi lavori
effettuati (palanche in legno, reti ecc.)
E' stata fatta una prima sommaria ripulitura per consentire almeno il passaggio delle squadre di
esplorazione che però si sono dovute arrestare di nuovo di fronte alla chiusura totale del condotto
che corrispondeva al primo pozzo. Dove un cumulo di terra e prodotti provenienti dal campi
sovrastanti (reti di plastica, radici di un grande fico che si erano introdotte all'interno con filamenti
lunghi oltre tre metri ecc.) precludevano la possibilità di proseguire.
Fino a poche settimane fa il canale ipogeo risultava quindi percorribile, peraltro con grande
difficoltà, solo per circa 36 metri dal lato incile e più o meno altrettanti a Le Mole, a fronte dei 1450
totali che attendono di essere esplorati e documentati.
La zona di intervento primario si è dunque necessariamente dovuta spostare in terreno privato
dove, grazie alla cortesia e alla disponibilità del proprietario, abbiamo potuto raggiungere il primo
pozzo dall'alto e, con interventi mirati, ripristinare l'originaria percorrenza dell'acqua dal lago
verso le Mole e il drenaggio di una parte dell'acqua presente nel condotto, in particolare quella
che ristagnava all'incile dopo un recente (2009 - 2013), quanto incomprensibile, intervento di
rialzamento della dighetta interna.
All'incile il silenzio ha ripreso il posto del mormorio dell'acqua che vi scorreva negli ultimi anni. Il
cospicuo deposito fangoso, invisibile fino alle immersioni speleo-subacquee da noi condotte, dovrà
essere rimosso.
Anche la progressione sul lato delle Mole è diventata meno complessa e nei giorni scorsi siamo
finalmente entrati nel cuore dell'emissario per circa 400 metri. L'acqua in alcuni tratti è ancora
molto alta e fredda, tanto da richiedere l'uso di mute. E' però limpidissima, forse anche grazie al
rivolo che continua ad alimentare la struttura e che dovremo scoprire da dove proviene.
Al completamento del progetto mancano ancora due anni. Il prossimo obiettivo è ripristino
della percorribilità interna che ci consentirà di effettuare il rilievo topografico e di acquisire la
documentazione iconografica della struttura. Azioni preliminari alla valutazione scientifica vera e
propria dell'antica struttura idraulica.
Un lavoro ancora lungo e complesso, ma affascinante...
Il cuore dell'emissario Albano è finalmente tornato a battere, insieme ai nostri.
Carla Galeazzi ©Hypogea
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