Progetto ALBANUS (Emissario Albano)

18 gennaio 2022: DISPONIBILE LA VERSIONE INTEGRALE DEL DOCUMENTARIO "PROGETTO ALBANUS: DENTRO L'ANTICO EMISSARIO"

Dopo la partecipazione a numerosi festival cinematografici internazionali e i prestigiosi premi assegnati nel corso del 2020/2021, il documentario "PROGETTO ALBANUS: DENTRO L'ANTICO EMISSARIO" di Massimo D'Alessandro (Produzione A.S.S.O./HYPOGEA) è ora disponibile in versione integrale sul nostro canale YOUTUBE. Il documentario è in lingua italiana con sottotitoli in inglese.


Awards: 
- BEST FEATURE DOCUMENTARY at 2021 New York Movie Awards 
- BEST FOREIGN DIRECTOR at 2021 Roshani International Film Festival (India) 
- SILVER AWARD BEST FEATURE DOCUMENTARY at 2021 Hollywood Gold Awards 
- 3rd Giury Award at "7th International Documentary Film Festival of Ierapetra &Awards" 2020. 
- Terzo classificato alla "IX Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica" di Licodia Eubea (CT) 2019 

 - Official Selection FLICKFAIR On demand Film Festival 2022 
- Official Selection ESPELEOCINE 2021 - Mondonedo (Spain) 
- Official Selection FESTIVAL DE CINE ARQUEOLÓGICO DEL BIDASOA (FICAB) 2021 
- Selezione ufficiale ARCHEOFILM Firenze 2021 
- Official selection SPELEOKAMARATON 2021 
- Official selection 4th CYPRUS Archaeological Film Festival 2021 
- Official Selections Mediterranean Film Festival Cannes 2020 

Il documentario narra la campagna di esplorazione e documentazione in corso da più di tre anni da parte degli speleologi della Federazione HYPOGEA all'interno dell'antico emissario Albano. L’emissario del lago Albano, nel comune di Castel Gandolfo, cuore dei Colli Albani, è una delle più antiche testimonianze romane di ingegneria idraulica. Secondo solo alla Cloaca Massima, è una struttura di straordinario valore storico, archeologico e geologico, sino ad oggi scarsamente indagata per le enormi difficoltà esplorative. L’emissario, lungo quasi un chilometro e mezzo, consentiva il deflusso ottimale e regolabile delle acque del lago Albano dall’ingresso denominato "incile" verso l’uscita in località Le Mole di Castel Gandolfo. Un percorso che attraversando in sotterraneo la collina alta circa 300 metri, sede della residenza estiva dei Papi, dopo aver superato alcuni centri abitati e la via Appia, sfocia in località Le Mole dove sono ancora presenti dei vasconi settecenteschi destinati a lavatoi pubblici. 

Nel 2013 la Federazione Speleologica HYPOGEA, costituita dai tre maggiori gruppi speleologici romani specializzati in esplorazione e documentazione di antiche cavità artificiali ASSO, Egeria Centro Ricerche Sotterranee e Roma Sotterranea, decide di affrontare in modo sistematico e con tecniche avanzate per la prima volta l’esplorazione completa dell’emissario del lago Albano. Si pone l’obiettivo di realizzare la mappatura topografica completa, l’analisi costruttiva dettagliata e, aspetto non secondario, acquisire dati sufficienti per valutare un progetto di recupero e valorizzazione che permetta finalmente, dopo più di duemila anni, di restituire alla comunità questa importante opera di ingegneria idraulica antica. Nasce così il "PROGETTO ALBANUS" 


16 aprile 2021: MONDI SOMMERSI E SOTTERRANEI (5) 

PROGETTO ALBANUS: DENTRO L’ANTICO EMISSARIO (Mario Mazzoli, A.S.S.O.)

Anni fa i gruppi speleologici A.S.S.O., Egeria e Roma Sotterranea, riunti sotto il marchio Hypogea - Federazione per le Cavità Artificiali del Lazio - e con le debite autorizzazioni della Soprintendenza, decisero di affrontare in modo sistematico e con tecniche avanzate l’esplorazione dell’antico emissario sotterraneo e sommerso del lago Albano, per valutarne il possibile ripristino funzionale, produrre documentazione topografica, analizzare le tecniche di scavo e realizzazione, effettuare analisi batteriologiche e geochimiche. La tradizione colloca l'emissario del lacus Albanus (lago Albano o di Castel Gandolfo) tra le più antiche testimonianze romane in fatto di ingegneria cunicolare, secondo solo alla Cloaca Maxima, e non mancano ipotesi per le quali potrebbe essere stato scavato addirittura in precedenza. In ogni caso si tratta di una struttura di straordinario valore storico, archeologico e geologico, sino a oggi scarsamente indagata per le enormi difficoltà di ricognizione. Tito Livio collega l’opera alla guerra irrisolta fra Roma e Veio raccontando che i Romani, già in difficoltà per un assedio che si protraeva da tempo sotto le mura della città etrusca, nell'anno 398 a.C. dovettero fare i conti con un inverno insolitamente rigido al quale seguì un repentino cambio di temperatura e un'estate caldissima, funestata da una pestilenza che colpì tutti gli animali. 

Tra le anomalie di quell'anno il lacus Albanus subì un innalzamento improvviso e tumultuoso delle acque: evento inspiegabile e misterioso considerata la carenza di piogge. Quindi, furono inviati ambasciatori a Delfi per consultare l'oracolo. Nell'attesa del loro rientro un anziano di Veio predisse, «alla maniera di un indovino», che i Romani non sarebbero mai riusciti a sconfiggere la sua città senza prima aver fatto defluire, secondo le prescrizioni rituali, le acque del lago. Anche gli ambasciatori di ritorno da Delfi consegnarono un vaticinio sostanzialmente analogo. Dionigi d’Alicarnasso, Cicerone, Valerio Massimo, Plutarco e Diodoro Siculo riferiscono gli avvenimenti in modo simile a Livio. Il fatto che un aruspice etrusco e un celebre oracolo abbiano suggerito di drenare le acque di un invaso privo di sbocco naturale, confermerebbe che i Romani, proprio in quell’epoca, abbiano iniziato a realizzare importanti opere d’ingegneria idraulica sulla scia delle conoscenze acquisite ben prima di loro da Etruschi e Greci. La stessa Veio fu infine conquistata (396 a.C.), dopo anni di assedio, penetrando sotto alla rocca attraverso dei cunicoli. Per l’esplorazione dell’emissario si partì con analisi delle acque e dei fanghi interni e con immersioni speleosubacquee dalla zona dell’incile, l’area monumentale di captazione dell’acqua del lago. Nonostante professionalità e l’impiego di attrezzature subacquee professionali, non fu possibile superare il tratto in cui la volta del cunicolo si abbassa sino ad occludere il condotto, perché uno strato di acqua di soli 20 centimetri sovrastante un ben più consistente strato spesso e colloso di fango semiliquido rendono impossibile la progressione. Passati all’area di deflusso presso i fontanili in località Le Mole di Castel Gandolfo, il condotto si presentava colmo di rifiuti.
Effettuata una sommaria ripulitura per consentire il passaggio in sicurezza delle squadre di esplorazione, dopo circa 70 metri, in corrispondenza di un pozzo, un accumulo di terra e materiali provenienti dai campi sovrastanti precludeva completamente la progressione. L'emissario risultava quindi percorribile per soli 36 metri sul lato incile e per soli 70 metri dal lato dei fontanili, a fronte dei circa 1.500 metri totali che attendevano ancora di essere esplorati e documentati. Spostatisi sul pianoro sovrastante il pozzo, con interventi di sterro piuttosto impegnativi e complessi e grazie alla cortesia e disponibilità del proprietario del terreno, è stato possibile rimuovere buona parte dell’ostruzione ripristinando l’originaria percorrenza dell’acqua e proseguire l’esplorazione fino a due grandi colate calcitiche, frutto della lunga percolazione, che occludono il manufatto. Con il superamento delle grandi concrezioni, reso possibile anche grazie a tecniche speleosubacquee, le squadre di tecnici e ricercatori sono riuscite a percorrere l'emissario per più di un chilometro constatando le perfette condizioni strutturali del canale sotterraneo, ad eccezione di alcune zone che presentano crolli avvenuti in epoca imprecisabile. L’acqua, che in alcuni punti supera i due metri e venti di profondità, è ancora presente per la costante percolazione e non certo grazie all’alimentazione dal lago, oggi impossibile per via del suo rilevante abbassamento rispetto al livello originario. Dopo qualche centinaio di metri dalla concrezioni l’esplorazione è stata nuovamente interrotta, anche qui, a causa del consistente strato di fango e la bassa profondità dell’acqua. Per rendere percorribile il canale sotterraneo è quindi indispensabile rimuovere questo impedimento e in proposito il team ha elaborato diverse ipotesi progettuali. I problemi non sono però di ordine tecnico. Per l’esplorazione, la documentazione, le analisi e gli studi collegati e le operazioni tecniche, durate più di quattro anni, Hypogea ha profuso uno sforzo tecnico scientifico ragguardevole senza alcun onere per la collettività e a proposito del quale, solo per limitarsi ad aspetti economici, se non fosse stato fornito da volontari specializzati e dalle diverse, prestigiose e gratuite collaborazioni esterne, avrebbe richiesto un costo intorno ai 240.000 €.
Le ipotesi operative per il completamento della ricerca e, in particolare, per rendere possibile la percorrenza dell’intero emissario sono quindi ferme. Ciò avviene per la totale assenza di sostegno economico diretto o indiretto ma, soprattutto, per la scarsa attitudine delle strutture pubbliche territoriali verso cooperazioni pragmatiche. Hypogea non chiede soldi; ma spera nel buon senso e che la sua proposta di allagamento del gruppo di lavoro operativo possa concretizzarsi. E’ stato ipotizzato di valutare la possibilità che alcune articolazioni del sistema pubblico intervengano con mezzi e professionalità proprie, e quindi già pagate, integrando il team Hypogea riducendo praticamente a zero i costi vivi dell’operazione. Alcune Amministrazioni di Stato con le quali ASSO intrattiene costruttivi rapporti di collaborazione si sono dichiarate disponibili a parlarne, come nel caso del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ma le Amministrazioni Locali, Parco e Comuni, si limitano al plauso per l’iniziativa. Ma, si sa, ognuno ha il proprio buon senso. 


26 ottobre 2019: Intervista a Massimo D'Alessandro, autore del documentario "Progetto ALBANUS: dentro l'antico emissario" terzo classificato alla Rassegna del Cinema Archeologico di Licodia Eubea

L'intervista a Massimo D'Alessandro, socio fondatore della A.S.S.O. e regista del documentario "Progetto Albanus: dentro l'antico emissario", terzo classificato per il "Premio Archeoclub d'Italia" alla IX Rassegna del Cinema e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea.

Il film, presentato in prima assoluta, narra l’esplorazione ancora in progress dell’Emissario Albano, una delle più antiche testimonianze romane di ingegneria idraulica.








Nel 2013 i gruppi speleologici A.S.S.O.EGERIA CENTRO RICERCHE SOTTERRANEE e ROMASOTTERRANEA hanno deciso di affrontare in modo sistematico e con tecniche avanzate l’esplorazione dell’antico emissario del lago Albano, per valutarne anche il ripristino funzionale. 

Nel 2014 ha preso l'avvio ufficiale il PROGETTO ALBANUS, piano di studi tecnico scientifici promosso e coordinato dalla Federazione Speleologica "Hypogea - Ricerca e Valorizzazione Cavità Artificiali".

OBIETTIVI: esplorazione, documentazione, acquisizione della topografia attuale, analisi delle tecniche di scavo e realizzazione, analisi batteriologiche e geochimiche delle acque e dei limi, ripristino della percorribilità interna, ripristino dell’alimentazione dei vasconi in Loc. Le Mole di Castel Gandolfo.

LA SITUAZIONE ATTUALE 

Per lo sviluppo del progetto Hypogea ha già sostenuto, direttamente e attraverso i propri gruppi e tecnici, un costo di circa 45.000 euro. Per il completamento ha elaborato diverse ipotesi progettuali, purtroppo ferme di fronte alla totale assenza di sostegno economico diretto o indiretto. Nel costo degli interventi necessari, stimati in 35.000 euro, sono compresi oneri per aziende e professionisti che non ci è più possibile sostenere autonomamente. Hypogea, Parco Regionale dei Castelli Romani e Comune di Castel Gandolfo invitano investitori pubblici e privati, aziende e professionisti, a concorrere concretamente al completamento del Progetto Albanus per restituire alle comunità scientifica e alla collettività questa importante opera dell'antichità. Per ragioni di trasparenza, Hypogea chiede che le risorse siano assegnate direttamente ai Partner Istituzionali per la specifica finalità.
Dopo tre anni di impegno e risultati molto incoraggianti, oggi il Progetto Albanus ha raggiunto un importante "punto di svolta".
Sul fronte del lago il condotto è ostruito da un muro di fango di circa 400 metri: si tratta del limo deposto dall’acqua nel corso dei circa 2.400 anni di funzionamento dell'emissario. Per rendere percorribile il canale sotterraneo è indispensabile rimuovere questo impedimento. Inoltre, per evitare l’accesso indiscriminato all’incile è necessario sostituire la grata sotto la strada, divelta, che è stata provvisoriamente richiusa con rete da cantiere.
In Località Le Mole dei due pozzi scavati per la realizzazione della struttura uno necessita di opportuna copertura per evitare che la terra dei campi limitrofi continui a cadere all'interno provocando occlusioni che impediscono il regolare deflusso delle acque, mentre l'altro è in buono stato di mantenimento ma ha ancora all’interno una pompa idraulica degli anni ’50 che deve essere rimossa.



SINTESI CRONOLOGICA DELLE FASI ESPLORATIVE E DI STUDIO 

Prima fase: Analisi chimica e batteriologica delle acque interne risultate “balneabili”. Immersioni speleo-subacquee nella zona dell’incile. I tre tentativi di superare il tratto in cui la volta del condotto si abbassa fino a sfiorare l’acqua, a circa 36 metri dall’ingresso hanno mostrato che i 130 cm di liquido sono composti da 110 cm di limo e 20 cm di acqua flottante. Nell’impossibilità di proseguire l’esplorazione in sicurezza i tentativi sono stati sospesi. In località Le Mole di Castel Gandolfo è stato possibile accedere al canale sotterraneo da un passaggio di modeste dimensioni nel muro di tamponatura. Il primo tratto del condotto si presentava colmo di rifiuti, in gran parte vetro e materiali di risulta di recenti lavori stradali e le piccole dimensioni dell’ingresso creavano difficoltà al transito delle attrezzature necessarie. È stata effettuata una sommaria ripulitura per consentire il passaggio in sicurezza delle squadre di esplorazione che si sono però fermate dopo circa 70 metri, in corrispondenza del primo pozzo, dove un accumulo di terra e materiali provenienti dai campi sovrastanti (reti di plastica, scarti edilizi, rifiuti, radici) precludevano la progressione. 

Seconda fase: L'emissario risultava percorribile per soli 36 metri sul lato incile e per soli 70 metri dal lato Le Mole, a fronte dei 1.450 totali che attendevano di essere esplorati e documentati. La zona di intervento si è spostata sul pianoro sovrastante il primo pozzo dove, con interventi mirati, è stata rimossa buona parte dell’ostruzione interna ripristinando l’originaria percorrenza dell’acqua dal lago verso le Mole. Ciò ha permesso il parziale drenaggio del condotto e l'abbassamento del livello dell'acqua interna di circa 90 cm, rendendo così possibile il passaggio delle squadre. L'operazione ha avuto l’effetto di svuotare l’acqua dall’incile, ma non dal fango, che tutt'ora impedisce la progressione in questa porzione del condotto. Le squadre di tecnici e ricercatori sono riuscite a percorrere l'emissario per 1.020 metri. Le condizioni strutturali del canale sotterraneo appaiono perfette, ad eccezione di alcune zone che presentano anomali ampliamenti dovuti a crolli avvenuti in epoca imprecisabile, ma già individuate nel corso delle prime esplorazioni degli anni '50. L’acqua, limpidissima, in alcuni tratti supera i 2 metri ed ha una temperatura media di 15° per la presenza di costante percolazione. Le coltri calcitiche, che si presentano a 430 e 550 metri dall’incile, rendono la percorrenza della struttura altamente suggestiva ma occludono la sezione del manufatto e possono essere superate, allo stato attuale, solo con tecniche speleosubacquee.

Terza fase: Sono state eseguite le operazioni di documentazione, rilievo topografico di 1.020 metri del canale sotterraneo e rilievo architettonico di dettaglio dell’incile. È stata ripristinata l’alimentazione idrica dei vasconi in Loc. Le Mole. Allo stato attuale il "muro di fango" di circa 400 metri, che separa il punto di massimo avanzamento dei ricercatori dall'incile, è l'ostacolo più complesso da superare per la cui rimozione HYPOGEA ha formulato diverse ipotesi progettuali. 


ELENCO PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE:


ELENCO ARTICOLI BLOG E RASSEGNA STAMPA:

A QUESTO LINK E' POSSIBILE ACCEDERE ALLA PAGINA DEDICATA CHE RIEPILOGA LA STORIA ESPLORATIVA DELL'EMISSARIO

IL PROGETTO ALBANUS IN CIFRE:
  • 20 Speleologi e 5 Speleosubacquei impiegati per complessive 600 giornate lavoro.
  • Temperatura dell'acqua all'interno 15°.
  • Rilievo topografico, eseguito quasi interamente in acqua, di 1.020 metri lineari di condotto.
  • Rilievo architettonico di dettaglio dell’incile e della camera di filtraggio (paratoie in pietra) e restituzione grafica.
  • Analisi chimiche, batteriologiche e geochimiche delle acque interne, chimiche e batteriologiche dei limi.
  • Presentazione dei risultati a Convegni nazionali e Congressi internazionali e condivisione del progetto con studiosi di 14 Paesi: Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Francia, Georgia, Germania, Inghilterra, Italia, Israele, Russia, Svizzera, Stati Uniti e Turchia.
  • Acquisizione di oltre 2000 immagini e diverse ore di riprese video.
  • Pubblicazione su riviste tematiche: Archeo, Archeologia Viva, Opera Ipogea.
  • Segnalazione della struttura al “Progetto Bellezza" - bellezza@governo.it.
  • Segnalazione della struttura al FAI – Fondo Ambiente Italiano affinché la struttura venga inclusa fra i “Luoghi del cuore”.
  • Documentario "Colli Albani" su ARTE, canale franco-tedesco dedicato al mondo dell'arte e della cultura.
  • "Voyager" (RAI2) sull'intera operazione e TG2 per la pulizia straordinaria dell'Incile nell'ambito della manifestazione "Puliamo il Buio" della Società Speleologica Italiana.
  • Realizzazione sito web www.emissarialbani.wordpress.com.
  • Stima costo interventi già sostenuti da Hypogea: € 45.000
  • Contributi economici ricevuti a sostegno del progetto: nessuno
Interventi necessari per il completamento del progetto:
- Rimozione limi nel tratto dell'incile
- Realizzazione copertura su pozzo “1”
- Rimozione pompa idraulica dal pozzo “2”
- Volontà delle istituzioni nel sostenere e rendere amministrativamente possibili gli interventi legati alla conclusione dello studio.

Costo stimato per il completamento della percorribilità del condotto: € 35.000

PARTNER ISTITUZIONALI: il progetto è condotto in convenzione con il PARCO REGIONALE DEICASTELLI ROMANI e con il COMUNE DI CASTEL GANDOLFO ed è dedicato alla memoria del Prof. Vittorio Castellani, insigne accademico e speleologo (1937-2006).

COLLABORAZIONI E RINGRAZIAMENTI:
International Union of Speleology – Artificial Cavities Commission Società Speleologica Italiana – Commissione Nazionale Cavità Artificiali Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana Dott.ssa Marianna Cangemi (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Palermo) Prof. Walter Dragoni (Idrogeologia Dip.to Scienze della Terra Università di Perugia) Dott. Paolo Madonia(Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Palermo) Francesco Marsala – Drone Solutions Dott. Franco Medici (Dipartimento Ingegneria Chimica "La Sapienza" Università di Roma) & Parco Regionale dei Castelli Romani e Comune di Castel Gandolfo per il costante supporto.